Il progetto di ampliamento presentato all’inizio del 2024 è di fatto tramontatoma ma Tankoa Yachts non ha rinunciato a potenziare il proprio cantiere navale nel porto di Genova.
L’idea dei quattro nuovi bacini di carenaggio è stata accantonata presumibilmente quando il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, ritenendo di “non poter escludere il verificarsi di potenziali impatti ambientali significativi e negativi”, stabilì che si sarebbe dovuto procedere con un procedimento di Verifica di assoggettabilità a procedura di Valutazione di impatto ambientale ma ora il nuovo progetto di Tankoa, forte del recente subingresso nelle aree di Otam, punta all’accorpamento delle aree e delle concessioni e al riassetto e alla riorganizzazione delle aree, con la realizzazione di tre capannoni a terra e una nuova palazzina multiservizi e senza opere a mare di particolare rilevanza (si prevede anzi la demolizione della parte più esterna del molo in concessione).
I documenti pubblicati dall’Autorità di sistema portuale del Mar LigureOccidentale, cui poche settimane fa avrebbe dato l’assenso di massima in vista del periodo di ostensione appena iniziato, sono stati in larga parte oscurati dall’ente ma se ne può comunque evincere che l’accorpamento richiesto riguarda 54.252,50 mq, di cui circa 28.808 mq di aree a terra e circa 25.444,50 mq di specchio acqueo, con allungamento e allineamento delle concessioni pari a 60 anni (quella di Otam scadrà a fine anno).
Nell’istanza si spiega che le concessioni in essere hanno mostrato una “progressiva inadeguatezza” ad implementare il programma di sviluppo di Tankoa, che “prevede a regime volumi di produzione di 3,5 yachts l’anno, con dimensioni comprese fra i 40 e gli 80 metri”. Da qui l’idea di affiancare “tre nuove linee di produzione” a quelle esistenti e agli spazi per il refitting, con un “investimento complessivo a carico di Tankoa pari a circa 42 milioni di euro”.
Impossibile al momento desumere da quanto lasciato da Adsp in chiaro se sia richiesto o previsto un supporto pubblico né quali si prevede possano essere le ricadute occupazionali a fronte dell’ottenimento di aree demaniali per oltre mezzo secolo, ma si apprende come nell’istanza sia stato chiesto all’Adsp di confermare, prima di pubblicarla, “la fattibilità dell’operazione sotto il profilo urbanistico”. Conferma che, evidentemente, deve essere arrivata dato che l’istanza stessa, risalente a febbraio, è ora stata pubblicata.